
Attacco di panico: la paura di vivere, quali sono le sue origini?
A chi di noi non è mai successo di sperimentare,almeno una volta nella vita,sensazioni intense di ansia e paura, associate alla convinzione di morire, impazzire, perdere il controllo, svenire, anche in situazioni ordinarie o quotidiane?
Anche quando tutto sembra andare per il verso giusto improvvisamente ci può accadere di percepire una profonda e inaspettata sensazione di angoscia che annulla tutti gli aspetti positivi della nostra vita, come una goccia di inchiostro che colora un bicchiere d’acqua.
Nell’ultimo decennio i pazienti che chiedono aiuto per un disturbo d’ansia sono aumentati esponenzialmente. Questo incremento si spiega facilmente, dal momento che lo stress della vita di oggi non ci dà tregua, al contrario determina un inevitabile innalzamento dei livelli di ansia, e con questi anche delle sensazioni somatiche. Paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo delle proprie emozioni e comportamenti, di uscire di casa da soli, di prendere un autobus, di viaggiare,ecc.: così si manifesta l’attacco di panico.
I sintomi che possono comparire sono:
- difficoltà di respirare;
- palpitazioni;
- dolori al torace o senso di malessere;
- sensazioni di soffocamento;
- vertigini;
- sudorazione;
- vampe di calore;
- tremore;
- paure legate a certe situazioni;
- ansia incontrollabile;
- sensazione di irrealtà;
- intorpidimento.
Il panico è un problema strettamente collegato alla regolazione e al contenimento delle proprie emozioni. Le sue radici profonde hanno a che fare con zone grigie di dolore nascoste silenziosamente nella nostra vita fino a quando, un bel giorno, inaspettatamente, emergono con prepotenza nella nostra vita.
Chi soffre di questo disturbo è una persona che si cimenta nella folle impresa di tenere lontano dalla propria vita le emozioni: ne ha paura, perché percepisce la inevitabile difficoltà di controllarle, di tenerle a bada e quindi sceglie per loro la via dell’«emarginazione». Sappiamo, però, che le emozioni sono parte integrante e ineliminabile del tessuto stesso dell’esistenza e che l’impresa condotta nel tentativo di mandarle in esilio in qualche isola sperduta della nostra coscienza, di metterle al bando, è impossibile e genera un profondo conflitto interiore che prima o poi esploderà.
Cerchiamo di capire da dove deriva il panico, e quali sono le sue origini mitologiche…
Fobo (dal greco, paura) era figlio di Afrodite, la dea dell’amore, e di Marte, il dio della guerra. È bizzarro pensare che la paura sia nata (nella mitologia, si intende) dall’incontro tra amore e conflitto? In fondo, a pensarci bene non sembra così innaturale. In entrambi i casi, in amore come in guerra, esiste la paura. È una delle emozioni più ancestrali. Secondo Epicuro, filosofo greco del III secolo avanti Cristo, lo scopo della filosofia era proprio quello di liberare l’uomo da quelle «malattie» dell’anima che impediscono il raggiungimento della felicità: la paura degli dei, la paura della morte. La regina delle paure è l’angoscia d’abbandono, detta anche nevrosi d’angoscia: un’emozione che la vita ci offre in dotazione fin dalla nascita e che ci accompagna, se pur in forma latente, per sempre. Il «cucciolo» d’uomo per diventare «autonomo» sotto l’aspetto del nutrimento e della ricerca del cibo impiega almeno 6 anni di vita, ne consegue che tutto il suo sviluppo psichico in quel tratto di esistenza è condizionato. Per vivere dipende dagli altri, in particolare dalla mamma. Per questa ragione il bambino, crescendo, assocerà il bene della madre nei suoi confronti alla propria sopravvivenza e vivrà con la paura profonda, sempre in agguato, di essere abbandonato. Questo spiega perché, anche in età adulta, quando ci manca l’amore e l’affetto abbiamo la sensazione di non poter vivere e sopravvivere, come se ci mancasse la protezione, l’accudimento, il cibo stesso. In altre parole, per la nostra psiche, per il nostro Sé, l’amore, la sicurezza e il cibo sono tutt’uno: quando perdiamo l’uno abbiamo la sensazione di perdere anche l’altro e siamo assaliti dal dolore e dall’angoscia. Se, però da una parte esiste la paura d’abbandono, come elemento fondamentale della crescita psichica dell’individuo, della sua vita emozionale, dall’altra, fortunatamente, a farle da contraltare, esiste un’altra pulsione altrettanto inevitabile e costitutiva per lo sviluppo equilibrato della persona, che affiora in età più adulta: è l’istinto verso l’esplorazione e l’autonomia. Se non siamo in grado di diventare autonomi, infatti, saremo sempre persone incapaci di instaurare relazioni significative con gli altri. I due binari , ricerca di protezione da una parte e capacità di esplorazione verso l’ambiente circostante dall’altra , devono sempre vivere in armonia nella vita psichica e nel Sé di ogni individuo, pena l’insorgere di gravi problemi psicologici.