La violenza nella Coppia
Oggi la violenza, in forme diverse, è tutto intorno a noi e nessuno può sentirsi completamente al riparo dai suoi effetti . Siamo figli e nipoti di coloro che sono sopravvissuti a due guerre mondiali, testimoni diretti o indiretti di genocidi, di atrocità intra- e inter-razziali, di abusi e violenze perpetrate su donne e minori, la parte più vulnerabile e fertile della nostra specie.
In questi ultimi anni il tema della violenza in generale e quello della violenza familiare in particolare hanno spesso trovato nei media una notevole risonanza. Ma i media di questa violenza colgono e riportano soltanto i fenomeni più gravi e cruenti , gli uxoricidi, gli infanticidi ,mentre danno poco o nessuno spazio a ciò che molto spesso viene prima, la violenza intra-familiare, psicologica o fisica. Questa tende a rimanere nascosta, occultata, con il risultato che spesso si tende a ignorarla o a pensare che si tratti di un fenomeno che colpisce frange emarginate della popolazione, che sia un fenomeno strettamente limitato alle situazioni di disagio psico-sociale, mentre la violenza intra-familiare riguarda tutte le classi sociali, senza risparmiarne nessuna.
La prima domanda che dobbiamo porci è “che cosa si intende per maltrattamento psicologico?“
Molte persone, in relazioni intime, si arrabbiano, si criticano, si trovano in disaccordo. Nel calore della lite anche coppie felicemente sposate possono insultarsi o comportarsi in modi che ricordano il maltrattamento psicologico. Ma ciò che rende quest’ultimo differente è la funzione che esso svolge nella relazione di abuso.
Per abuso emozionale (psicologico) noi intendiamo l’uso di forme di aggressione verbali o paraverbali , ma non fisiche ,per intimidire, soggiogare e controllare un altro essere umano. Non si tratta soltanto di un comportamento spregevole e crudele, ma di un comportamento che serve a consolidare il potere e a mantenere la paura. Esso acquista forza dalla violenza passata e presente e dalla minaccia di violenza ulteriore.
Per affrontare il problema del maltrattamento nella coppia e rendere il più possibile chiara una situazione molto complessa in cui sono in gioco le dinamiche psichiche cercherò di approfondire alcuni aspetti psicodinamici implicati nelle relazioni di maltrattamento allʼinterno della coppia eterosessuale, analizzeremo il profilo del perpetratore, ovvero come una struttura narcisistica possa essere “potenziata” da un tratto perverso e come questo sia scatenato dalla relazione, tanto da poter parlare di perversioni relazionali-narcisistiche;
Il profilo del perpetratore
Il punto di origine delle dinamiche del maltrattamento nel peculiare profilo di personalità del perpetratore, può essere posto all’incrocio tra il concetto di narcisismo e quello di perversione. Quello di narcisismo costituisce uno dei concetti psicoanalitici più fecondi, ma anche più difficili da definire, per questo motivo non è possibile dare conto in modo esauriente della molteplicità di usi e significati del termine; mi limiterò a mettere a fuoco solo pochi aspetti che possano illuminare il tipo di personalità che porta questo nome, in quell’ottica clinico-descrittiva.
Intanto non è facile identificare, nella personalità narcisistica, una netta linea di demarcazione tra normalità e patologia; in una certa misura il narcisismo è la malattia della nostra epoca. Esiste certamente un narcisismo ‘sano” o ‘normale’ che indica gli aspetti normali degli atteggiamenti che le persone hanno verso se stesse: l’autostima, la preoccupazione per la propria salute, fisica e mentale, il senso di autoconservazione e così via. Se volessimo provare a identificare un punto chiave in cui il narcisismo sano sconfina nel disturbo, saltando a piè pari le definizioni nosografiche, potremmo dire che una caratteristica comune a tutta la popolazione narcisistica è la difficoltà nelle relazioni oggettuali, l’incapacità ad amare; l’individuo con un disturbo narcisistico di personalità si accosta agli altri trattandoli come oggetti da usare, incurante dei loro sentimenti. Al di là dei tipi di carattere diversi che si raccolgono sotto l’etichetta del narcisismo, il tratto caratteristico centrale per il nostro discorso è rappresentato dall’indifferenza per l’altro, o più precisamente, per i diritti dell’alterità, perché l’altro ci deve essere per gratificare i bisogni del Sé (arcinota storiella in cui il narcisista dice alla sua partner “Adesso basta parlare di me, parliamo di te. Che cosa pensi di me?”). Per il narcisista gli altri sono vissuti come persone che non hanno un’esistenza o dei bisogni propri e la difficoltà a stare in relazione si manifesta nell’incapacità di provare sia gratitudine che rimorso, nell’incapacità di ringraziare e di chiedere scusa. Le ipotesi sulla genesi del narcisismo sono anch’esse varie e numerose, ma per il filo che seguiremo vorrei sottolineare il punto di vista di coloro che del narcisismo hanno messo in evidenza gli aspetti relativi alla considerazione di sé e della regolazione dell’autostima. Tra questi vorrei citare soprattutto Stolorow che ha proposto un’ipotesi di tipo funzionale, chiedendosi non che cosa sia il narcisismo, ma piuttosto a che cosa serva. Lo ha quindi paragonato ad un termostato che regola la temperatura in una stanza: quando la temperatura scende il termostato fa partire il riscaldamento in modo da riportare la stanza alla temperatura desiderata. Quando l’autostima è minacciata, diminuita o distrutta, allora la funzione narcisistica entra in gioco a ripararla. Un narcisista può anche amare molto il suo partner; lo ama però finchè gratifica un suo bisogno, ma cambia partner non appena pensa che un nuovo partner gli possa dare più lustro e gratificazione, più carburante al suo Io.
Il “perpetratore” della violenza psicologica nella coppia, non è un narcisista tout-court: è necessario che all’assetto narcisistico di personalità si aggiunga il tratto della perversione.
Che cosa si intende per perversione?
Nella letteratura psicoanalitica il termine ha diversi significati: di perversione sessuale, prima di tutto, ma anche di tratto di carattere, modo di relazione oggettuale, stile di rapporto, modalità difensiva, forma di pensiero, aspetto del transfert. Il termine perversione fu usato da Freud per indicare le perversioni sessuali; successivamente il suo significato è andato estendendosi, fino a coprire tutta l’area semantica che il vocabolo ha nel linguaggio comune. Per indicare un tratto di carattere, uno stile relazionale, viene spesso usato il termine di perversità, nel significato letterale di atti, o comportamenti, o stili di relazione che determinano una deviazione, un mutamento in senso deteriore, che guastano, corrompono.
L’essenza della perversione come modalità di relazione è quel “qualcosa in più” rispetto al concetto di narcisismo inteso come disturbo di personalità; quel qualcosa in più che implica uno spostamento del vertice osservativo, dal contesto intrapsichico a quello dominio dei fenomeni relazionali interpersonali.
L’essenza della perversione come modo di relazione consiste nel trasformare la relazione con l’altro in relazione di potere, nel disconoscere i diritti dell’altro, nell’usarlo a proprio piacere, nel corrompere la relazione per ottenerne il controllo ed esercitare su di essa il proprio dominio. Il perverso, nell’usare l’altro, implicitamente lo disprezza, lo sminuisce in quanto ha bisogno di trasformare la relazione in rapporto di forza e di potere. Questo è da sottolineare: la perversione, intesa come modalità perversa di relazione, sposta il registro del rapporto, qualunque ne sia la natura, sul piano del potere, del dominio e dello sfruttamento.