
Famiglia di origine e gioco d’azzardo patologico
Il gioco d’azzardo ha da sempre avuto profonde radici nella storia e nella cultura di ogni popolo: ne troviamo notizie già a partire dal 3000 a.C. nell’antico Egitto, ma anche in India, Cina e Giappone i più antichi manoscritti portano testimonianze riguardanti forti scommesse al gioco dei dadi ed alle corse con i carri. Dall’antica Roma ci sono giunte insegne di locali recanti la scritta “Scommesse e cibo”; mentre nello stesso periodo, presso le popolazioni germaniche, si arrivava addirittura a giocarsi la moglie, i figli e non ultima la stessa libertà. Attorno al XII° e XIII° secolo fanno la loro comparsa le corse dei cavalli con relative scommesse annesse, mentre le lotterie appaiono per la prima volta nel XVI° secolo su iniziativa di Elisabetta Iª d’Inghilterra. Al filosofo Blaise Pascal si deve invece l’invenzione della roulette , e nel 1895 è la volta della slot-machine, inventata dall’americano Charles Fay.
Ma quali sono le caratteristiche precipue del gioco d’azzardo?
Innanzitutto, sono giochi d’azzardo tutti quei giochi il cui risultato finale è determinato solo dal caso, quali le scommesse sulle corse dei cavalli e dei cani, le lotterie ed il totocalcio. Tutte queste forme di gioco d’azzardo sono ammesse nella maggior parte dei Paesi del mondo, e costituiscono una fiorente industria, sia in Europa che negli Stati Uniti. In Italia sono circa 30 milioni gli scommettitori nelle varie categorie di giochi. Si tratta, come ben si può notare, di un fenomeno molto diffuso, che coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta. Questo fenomeno può però assumere un carattere “compulsivo” e distruttivo, con la conseguente rovina di molte persone. La vastità del fenomeno ed il bisogno sentito da queste persone di rivolgersi a servizi psichiatrici e sociali per chiedere aiuto, hanno portato alla nascita, soprattutto nelle aree di lingua inglese, di organizzazioni con finalità riabilitative simili a quelle degli Alcolisti Anonimi (Gamblers Anonymous). Da parte loro, le discipline psichiatriche hanno iniziato ad interessarsi al fenomeno e si sono impegnate nell’indagare la natura della perdita del controllo e delle compulsività distruttive di molti giocatori.
Negli ultimi anni, l’intervento professionale nel campo del gioco d’azzardo patologico e delle dipendenze in generale, ha sviluppato progressivamente una visione più globale e multifattoriale che tende a considerare il gioco d’azzardo patologico come un fenomeno complesso che, sia per la sua comprensione che per le cure specializzate, richiedono la considerazione di molteplici fattori. Per fortuna, la visione sistemica e costruttivista del fenomeno del gioco d’azzardo patologico ha smesso di essere percepita come “aggressione” alle famiglie vittime delle conseguenze di questa dipendenza, e piuttosto, siamo passati ad una posizione in cui la famiglia, nella sua totalità, può essere considerata come un gruppo che interagisce intorno ad un problema, fornendo soluzioni, generando risorse e anche, a volte, ostacolando il recupero in un contesto disfunzionale e patologico.
Che il gioco d’azzardo patologico possa essere considerato una dipendenza è un aspetto che viene raramente discusso oggi. Molti studi hanno fatto riferimento a questo aspetto, sottolineando le somiglianze con dipendenze da sostanze sullo sviluppo psicologico, psicofisico e sociale. Una volta stabilita una dipendenza, lo studio clinico individuale permette di descrivere un insieme di sintomi che nella persona danno vita a quello che si sta chiamando gioco d’azzardo o problema di gioco d’azzardo patologico, che sono state descritte sufficientemente nei vari manuali all’uso. Riguardo ai potenziali aspetti esplicativi del fenomeno, sono state istituite anche numerose ipotesi e teorie che riprendono postulati della genetica e/o della personalità (caratteristiche della personalità, storie familiari di dipendenza o aspetti psicofisiologici di attivazione (“eccitazione”)) fino ai fattori sociali (proibizione verso la promozione sociale del gioco d’azzardo), passando per le variabili inerenti alle proprie dinamiche del gioco d’azzardo che sono state estremamente efficaci nel produrre alti tassi di risposta nei giocatori (programmi di rinforzo, “illusione di controllo”, tasso relativo agli investimenti-benefici). Dal nostro punto di vista, la genesi della dipendenza al gioco contempla molto probabilmente la confluenza di tutti questi fattori, oltre quelli che si riferiscono al contesto relazionale in cui l’individuo si sviluppa in ogni momento della sua vita. Nel nostro modo di intendere il processo di sviluppo di una dipendenza dal gioco riteniamo utile considerare come l’individuo si vede in almeno tre contesti: il contesto familiare, il contesto della coppia e infine in rapporto con se stesso. La decisione di dare maggiore importanza a questi tre punti di vista non è arbitraria, né nega altre possibilità, ma viene da esperienze cliniche con i giocatori e le loro famiglie, che considerano queste aree con maggior preoccupazione e più bisognose di un intervento. D’altra parte, il significato che sia il giocatore e che la sua famiglia danno al comportamento di gioco può diventare una chiave fondamentale per lo sviluppo del processo psicoterapeutico più efficace. Le diverse fasi che il giocatore attraversa nel suo viaggio verso la dipendenza non sono fatte a vuoto, ma si verificano in contemporanea con il suo sviluppo come essere umano, nell’interazione con gli altri, e quindi può essere interessante prendere in considerazione i diversi momenti del ciclo vitale che consentono così anche il coinvolgimento di altri significativi, dal momento che in questo modo, il giocatore e la famiglia stanno costruendo un modello mentale (costrutti di famiglia) in cui ogni membro della famiglia svolge un certo ruolo che conferma la loro posizione all’interno della famiglia, definisce il proprio ruolo e afferma e disconferma quello degli altri . Senza la conoscenza di questo corollario famigliare, può essere inutile proporre determinate modifiche ad un membro della famiglia (ad esempio il giocatore), dato che è ovvio che ogni movimento in una certa direzione del cambiamento va accoppiato necessariamente nello scambio con altri membri del sistema, che non è sempre vantaggioso per il gruppo o per altri membri della famiglia.
Famiglia di origine e di gioco d’azzardo patologico
L’ambito della famiglia di origine è estremamente importante sotto diversi aspetti. Non c’è bisogno di sottolineare quello che per l’essere umano significa, nel suo sviluppo, la creazione di legami affettivi e sentimenti di appartenenza a quel gruppo che chiamiamo famiglia. Tuttavia, riferendosi al campo di gioco d’azzardo patologico, è di grande interesse l’analisi di questo contesto, dal momento che molti dei giocatori mostrano delle storie di dipendenza nelle loro famiglie d’origine. Al di là delle componenti genetiche che possono essere coinvolte, alcuni studi indicano l’idea che le famiglie di origine sviluppano certi modelli di interazione che promuovono l’idea che il gioco può essere un’attività gratificante a certi livelli di funzionamento personale e sociale. Questa idea deriva da alcuni studi che suggeriscono che molti giocatori iniziano con i giochi d’azzardo nel contesto della famiglia, soprattutto in adolescenza, che i problemi economici e familiari derivanti dalla dipendenza di un genitore sono stati abituali all’interno della famiglia, producendo una “assuefazione” a questa situazione. A causa di questo, ci troviamo con famigliari che non hanno chiare linee guida rispetto alla gestione economica, con mancanza di lungimiranza per il risparmio e nella quale ci sono molti periodi di mancanza di entrate, con aumento tempestivo degli stessi in modo irregolare e instabile. Inoltre, sembra che il ricorso a crediti e prestiti nel campo della gestione economica famigliare siano pratiche abituali. Sono stati segnalati anche come fattori di rischio legati al campo della famiglia di origine la presenza di abusi o maltrattamenti, conflitti coniugali e pratiche educative eccessivamente rigide (stile educativo autoritario contro stile educativo permissivo) gestite indipendentemente da ciascun genitore. Qui o in un altro luogo abbiamo sottolineato l’idea che l’identità dei soggetti predisposti al gioco d’azzardo patologico può essere costruita su una serie di significati personali associati a comportamenti a rischio. Tuttavia, riaffermare l’importanza della famiglia d’origine dei giocatori non serve solo per riconoscere gli aspetti “ereditari” nel quale l’uso del gioco si riferisce, ma anche per comprendere alcuni dei modelli relazionali che si manifestano durante le fasi di mantenimento e aggravamento del comportamento di gioco, come bugie, occultamento, isolamento, distacco emotivo o spreco economico. Durante lo sviluppo evolutivo, il giocatore sembra interiorizzare alcuni valori, convinzioni e aspettative riguardo esperienze che vedono il gioco d’azzardo e le sue conseguenze come base, promuovendo un atteggiamento “favorevole” o “contrario” col quale affronta la posizione nelle future relazioni adulte e di coppia e condiziona la scelta di questo. E’ importante notare che il rapporto con la famiglia di origine continua ad essere di fondamentale importanza in quelle fasi in cui il gioco d’azzardo patologico è diventato un problema evidente e/o stato diagnosticato. Lo stile di comunicazione (disfunzionale) che il giocatore e la loro famiglia di origine mantengono in relazione alla patologia di dipendenza fa sì che, in molti casi, questa diventa una fonte di sostegno per il giocatore durante le fasi di perdite economiche, usandola per risolvere i problemi di debito, fornendo alibi alla moglie, o soddisfando i loro obblighi lavorativi o come un genitore davanti l’assenza di questa durante gli episodi di gioco per citare solo qualche esempio. Da qui l’importanza di recuperare questo aspetto durante la fase di intervento e trattamento del giocatore. Se la famiglia del giocatore non è coinvolta, anche se è almeno in parte nel problema, ci sono grandi probabilità che il giocatore continui a ricorrere ad essa quando si verificano ricadute, minimizzando l’importanza del problema o nascondendo la gravità delle conseguenze per paura di rotture famigliari, abbandono da parte del coniuge, sentimenti di vergogna e stigmatizzazione o affermazione dell’incapacità del giocatore nel far fronte ai suoi debiti, assumendola come propria.
Un’attività interessante in questo contesto, può essere invitare la famiglia di origine ad alcuni colloqui nei quali emergano le loro percezioni del problema e del giocatore, contribuendo a far emergere quei legami non espliciti che contribuiscono a negare il problema o a spostarlo ad altre persone o oggetti, evitando così di colpevolizzare il coniuge non giocatore, aiutando ad assumere responsabilità nel campo della famiglia e a ottenere nuove risorse più funzionali e adeguate.
Ciò è particolarmente importante quando il giocatore è un giovane o un adolescente in cammino verso l’emancipazione. Abbiamo visto che lo sviluppo di un modello disfunzionale di gioco nei giovani può essere considerato come un modo simbolico di spostare lo stress coniugale dei genitori al comportamento patologico evitando così il rischio di rottura e permettendo l’unione coniugale attraverso il sintomo. È per questo che l’aiuto ai giovani di solito richiede un supporto più o meno esplicito, del sottosistema coniugale. È abbastanza comune che, anche se nelle prime fasi di trattamento la situazione familiare migliora quando cessa la condotta del gioco, a medio termine, i disaccordi, i rimproveri e i sensi di colpa nei genitori tendono ad emergere, in modo che essi si convertono in uno scenario di tensione che se non si trattata può finire per diventare un fattore che propizia una nuova rotazione sul comportamento patologico e il mantenimento dello status quo.