Parenting e sviluppo di psicopatologie

Quando si diventa genitore, la percezione di sé come adulto si modifica. Tale fase di transizione può rappresentare un’opportunità evolutiva, ma ognuno tende a reagire a questa esperienza in modo diverso. Fra i fattori che interagiscono in questo processo vi sono le caratteristiche di personalità del genitore (la flessibilità, la capacità di adattamento, la disponibilità emotiva), la qualità del rapporto di coppia, gli schemi relazionali, i cicli interpersonali della relazione genitore-bambino, le caratteristiche del bambino, i fattori ambientali e culturali. Alcune variabili di personalità sono direttamente implicate nel ruolo genitoriale e influenzano maggiormente le modalità di parenting. Fra esse troviamo le credenze, l’autostima, il senso di autoefficacia e il perfezionismo, ma anche gli scopi, le aspettative, le attribuzioni, le capacità metacognitive del genitore nonché la sua abilità di coping e di problem solving.

Sebbene gli studi empirici non siano riusciti a correlare gli stili di parenting individuati a specifiche influenze sullo sviluppo del bambino, è abbastanza chiaro  come essi giochino un ruolo rilevante nel complesso quadro di interazioni fra le variabili, che influenzano lo sviluppo di patologie  nell’infanzia. Le ricerche sull’ansia, sulla depressione, il ritiro sociale e l’attaccamento insicuro, rilevano diverse comunanze tra tali comportamenti e il parenting .

Alcuni autori evidenziano come uno stile di parenting positivo sia associato ad un adeguato sviluppo emotivo nel bambino.

Tra le modalità positive di parenting troviamo:

  • I genitori che mostrano un forte impegno (warm-engaged) nell’educazione, una adeguata capacità ricettiva nella comunicazione con il figlio, una responsività sensibile e appropriata all’età del bambino.
  • I genitori che incoraggiano all’autonomia (autonomy-encouraging), che favoriscono il saper fare domande, il raggiungimento di obiettivi, l’esplorazione, il ragionamento e l’autonomia nelle scelte. Tali pratiche educative stimolano nel bambino la percezione di sé come una persona di valore. Il caregiver si pone come rifugio sicuro nei momenti di stress e come base sicura da cui partire per l’esplorazione . Al contrario, il termine “affectionless control” (controllo anaffettivo) è utilizzato per descrivere le pratiche di parenting che contribuiscono allo sviluppo di problemi emotivi , spesso stimolando nel bambino lo sviluppo di cognizioni avversive su se stesso e sul mondo.

 Le pratiche di parenting che sembrano contribuire allo sviluppo di problemi  nel bambino sono:

  • Genitori che manifestano un scarso calore (low warmth), inteso come mancanza di coinvolgimento e poca cura del bambino, o che addirittura mostrino evidenti comportamenti di rifiuto che fanno sentire il bambino inadeguato .
  • Genitori che esercitano un parenting caratterizzato da un forte potere assertivo e punitivo (power-assertive and punitive): questa modalità di controllo si può manifestare con urla, percosse e pretese di obbedienza ;
  • L’ipercoinvolgimento/protettivo (over-involved/protective) è una stile di parenting intrusivo e ansioso che non permette al bambino di affrontare le sfide naturali della vita e impedisce lo sviluppo delle abilità di gestione delle difficoltà. Questo include l’intrusività, l’incoraggiamento alla dipendenza e l’esclusione del figlio dal confronto con l’esterno .

Le credenze di un genitore relativamente alle modalità educative da adottare con il proprio figlio, sono frutto sia dell’influenza sociale e culturale sia della sua esperienza personale, e influiscono sull’esercizio del ruolo di genitore e sui compiti che egli deve assolvere. Le credenze dei genitori tendono inoltre a risentire delle caratteristiche fisiche, temperamentali e di genere del proprio bambino. Le credenze assumono un’importanza fondamentale nel ruolo genitoriale perché da esse si sviluppano le aspettative, gli scopi, i bisogni che il genitore mette in campo e costituiscono il nucleo essenziale di altre variabili di personalità, quali l’autostima, l’autoefficacia e il perfezionismo. Le credenze sui bisogni e sugli obiettivi evolutivi del figlio e su come esso vada educato, influenzano le strategie parentali: queste, se adeguate, possono favorire lo sviluppo delle competenze nel bambino e modificare/eliminare comportamenti non accettabili; al contrario, se le strategie sono inadeguate o carenti possono favorire quadri caratterizzati da disagio psicologico e comportamenti disfunzionali. Tra le strategie parentali, il controllo psicologico è stato oggetto di molti studi recenti: esso viene infatti considerato una variabile di rilievo nello sviluppo dei disturbi nel bambino.

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